« O beata solitudo, o sola beatitudo ! »
E’ vero ?
Quasi mai.
La solitudine è molte volte l’anticamera della depressione, della nascita di abitudini quantomeno stravaganti e dell’invecchiamento precoce per gli anziani.
Anche nell’antica Grecia si parlava di solitudine dell’eroe e della solitudine dell’uomo e della donna.
Dall’antica Roma, Seneca esalta la solitudine e la semplicità nelle sue ” Lettere a Lucilio “; leggerle può confortare, ma è anche una diffcile scelta di vita, che potrebbe portare a dei ripensamenti.
La solitudine dell’epoca moderna confina con un eccesso di narcisismo; che porta ad essere intolleranti e intollerati dagli altri.
La solitudine momentanea, come quella impostadalla pandemia di Covid, può essere superata se si hanno diversi interessi e amici collegati via internet o cellulare (attenzione a non essere troppo invadenti, non tutti gradiscono essere chiamati frequentemente o sostenere lunghissime conversazioni).
La solitudine momentanea, può essere l’occasione per riordinare ciò che abbiamo rinviato da anni, per leggere tutti quei libri per i quali non avevamo mai avuto tempo, approfondire un argomento che ci interessa, scoprire un nuovo hobby.
Anche You Tube ha dei fimati interessanti, come rivedere Passe-Partout, dove il bravissimo critico d’arte Daverio approfondisce numerosi argomenti e molto altro da punto di vista culturale, basta cercare e non guardare passivamente quello che lo schermo ci propone.
Anche fare ginnastica aiuta a combattere la solitudine e fa bene alla salute; sempre che non si arrivi agli eccessi maniacali.
Il ludopatico o ludodipendente è un solitario per scelta come il giocatore d’azzardo, ma queste sono devianze che allontanano da ogni possibile parvenza di serenità interiore.
Un animale domestico può essere un aiuto alla solitudine, ma poi si deve essere in grado di accudirlo per tutta la sua vita e non abbandonarlo di fronte alla prima lunga vacanza/assenza.
Un animale ha anche un costo, anche abbastanza alto se si ammala o se lo dobbiamo lasciare a pensione in luoghi sicuri. Pensiamoci bene; prima.
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Un libro ci racconta la solitudine nella storia dell’uomo:
Storia della solitudine. Da Aristotele ai social network
di Aurelio Musi
«O beata solitudo, o sola beatitudo!»: un poeta del XVI secolo esalta con questo verso il silenzio e l’isolamento di chi è in grado di mettere le ali e volare verso la solitudine: un ideale paradiso in terra.
Ma la vita solitaria può essere anche una maledetta condizione negativa, anticamera della malinconia, della depressione, della follia: un inferno in terra.
È un castigo degli dèi per il Prometeo di Eschilo, castigo ancor più doloroso per chi ha fatto dell’amichevole socievolezza umana la sua ragione di vita.
Eroi granitici, ma destinati alla solitudine, sono quelli di Sofocle. Le tragedie di Euripide segnano poi il passaggio dalla solitudine dell’eroe alla solitudine della donna e dell’uomo.
Anche la Roma antica parla ancora a noi contemporanei con i suoi personaggi storici e mitologici. Cicerone fugge dalla corruzione della politica, Seneca esalta la solitudine interiore, ma per Orazio e Tibullo essa significa spesso depressione, nevrosi, angoscia.
Il Narciso delle Metamorfosi di Ovidio rappresenta la solitudine come smisurata passione di sè.
La dialettica della solitudine fra il positivo e il negativo, tra il suo profilo fisiologico e quello patologico, beata e maledetta insieme, è alle radici dell’Occidente.
Questo libro ne ripercorre la storia, dalle sue rappresentazioni nell’Antichità alla società di massa contemporanea. Incontriamo così:
il viandante, il pellegrino, l’eremita, il sopravvissuto, il folle, il prigioniero, l’intellettuale che sceglie la pace e la solitudine per i suoi studi, il cavaliere solitario don Chisciotte, fino all’anoressico e al bulimico, al ludopatico, al tossicodipendente, al «lupo solitario» capace di gesti estremi.
Storia della solitudine. Da Aristotele ai social network, Aurelio Musi, Neri Pozza, pp.176, 17 euro.
