Tokyo 35 milioni di abitanti
Qui si può lasciare la bicicletta senza il lucchetto – andare in un ristorante – mangiare tranquilli – tornare e trovare sicuramente la bici – per noi italiani una cosa insolita – per i giapponesi la norma
Ma nel metrò – il paese più sicuro del mondo – mostra anche un altro volto per le CHIKAN – ovvero le molestie alle donne !
Il fatto è tanto frequente che lo si considera una piaga sociale.
La Tokyo Metropolitan Police riferisce che i due terzi delle donne tra i venti e i quarant’anni, è stata vittima di palpeggiamenti.
Tutti in metro tengono il cellulare spento per non disturbare, ma le molestie verso le donne continuano a perpetrarsi; un retaggio antico che nemmeno il civilissimo Giappone è riuscito a debellare.
L’organizzazione non governativa Human Rights Watch, denuncia un’altra piaga; durante gli allenamenti sportivi è comune la punizione corporale e gli abusi non sono sconosciuti. Si parla di: calci, bastonate, scudisciate e privazione dell’acqua e di abusi sessuali. Questa pratica è tanto nota da avere un suo nome: TAIBATSU.
E’ giusto che la comunità internazionale ne sia informata; questo aiuterà a prendere provvedimenti legislativi adeguati.
Per chi vuole saperne di più, un libro:
La mia parola contro la sua. Quando il pregiudizio è più importante del giudizio, Paola Di Nicola, Harper Collins Italia, 17,50 euro.
Breve sunto
“Le donne mentono sempre”. “Le donne strumentalizzano le denunce di violenza per ottenere benefici”. “Se l’è cercata”. “Le donne usano il sesso per fare carriera”. “Ma tu com’eri vestita?”.
Questi sono solo alcuni dei pregiudizi che la nostra società ha interiorizzato.
Pregiudizi volti a neutralizzare la donna e a perpetuare una sudditanza e una discriminazione di genere in ogni settore, soprattutto in quello giuridico, che è il settore determinante perché tutto possa rimanere come è sempre stato. Viviamo immersi in questi pregiudizi.
Ogni nostro gesto, parola, azione deriva da un’impostazione acquisita per tradizione, storia, cultura, e neanche i giudici ne sono privi.
Con la sua attività di magistrata, Paola Di Nicola ha deciso di affrontare il problema dalle aule del tribunale, ovvero dal luogo in cui dovrebbe regnare la verità e invece troppo spesso regna lo stereotipo.
Se impariamo a guardare il mondo con lenti di genere, si apriranno nuovi spiragli, nuovi colori e nuove strade, e allora impareremo che una civiltà senza violenza può esistere, che l’armonia fa parte di noi, che uomini e donne possono stare l’uno al fianco dell’altra con amore e valore, che il nostro modo di parlare può essere più limpido, pulito e chiaro, che il silenzio dei complici si chiama omertà ed è un muro che va abbattuto.
