Era il 1986 quando esplose un reattore nucleare a Chernobil; non lo abbiamo dimenticato.
Infatti, i terreni che, allora, furono irrorati dalle piogge delle nuvole provenienti
dal quel cielo, anche il nord Italia, sono ancora contaminati ed i prodotti del terreno, soprattutto i funghi e simili, conterranno cesio 137 per centinaia di anni.
L’assenza di esseri umani e di pesticidi e agenti inquinanti
(escluse le radiazioni), pare abbia favorito lo sviluppo di una generazione
diversa di animali selvatici che sarebbero riusciti ad adattare il loro DNA
all’ambiente radioattivo.
Ovviamente non sappiamo, quanti ne siano morti, quelli che vediamo sono i
sopravvissuti; forse ad una terribile selezione naturale.
Di fatto si vedono più uccelli albini ed anche le rane hanno cambiato colore,
gli insetti pare abbiano una vita più breve e sono molto più colpiti dai parassiti
(della norma) nelle zone più contaminate, ma non sappiamo a costo di quali
modifiche interne e a costo di quanti morti che non si sono adattati.
