2 abril – 8 septiembre, 2019 /
Museo Reina Sofía, Madrid:
Sino all’ 8 settembre 2019
Wrightwood 659, Chicago:
dal 3 ottobre al 14 dicembre 2019
Halsted A&A Foundation en Wrightwood 659, Chicago
Denuncia della sua disumanizzazione della società moderna
La mostra Self-portrait di un’altra è la prima grande retrospettiva che si svolge fuori dal Giappone sul lavoro di Tetsuya Ishida (Yaizu, Shizuoka, 1973 – Tokyo, 2005), un artista di culto nel suo paese, che nella sua breve carriera riflette con incisivo lucidità le amare conseguenze delle crisi successive che hanno disturbato l’economia mondiale dal 1973 e, più specificamente, il momento di recessione che il Giappone ha vissuto dopo lo scoppio della bolla speculativa nel 1991.
Ishida è parte della cosiddetta “generazione perduta” di quegli anni, che sono cresciuti assaltati dalla mancanza di aspettative, intaccando una gioventù sempre più scettica.
In soli dieci anni di attività – è morto a 32 anni – Ishida ha prodotto un corpo formidabile di lavoro, mettendo un volto alla desolazione generalizzata di una società radicalmente alterata da massicci licenziamenti e speculazioni.
I suoi dipinti, disegni e quaderni sono una testimonianza eccezionale del disagio e dell’alienazione del soggetto contemporaneo, denunciando apertamente la sua disumanizzazione.
Poco conosciuto al di fuori del paese giapponese, sebbene la sua ripercussione internazionale sia aumentata negli ultimi anni, Ishida ha sviluppato un potente immaginario pieno di personaggi ibridi e macchine antropomorfiche che riflettono la solitudine, l’isolamento e l’isolamento, così come la profonda crisi di identità che colpisce l’individuo in un mondo che lo ha trasformato in un pezzo intercambiabile di un ingranaggio complesso al servizio della produzione e del consumo.
La mostra riunisce una selezione di 70 dipinti e disegni realizzati tra il 1996 e il 2004, rappresentativi delle ossessioni e del particolare universo estetico dell’artista.
L’incertezza e la stagnazione del periodo oscuro che ha vissuto, così come la sua riflessione sul lavoro, ha molti paralleli con la crisi che dal 2008 colpisce l’economia e la politica su scala planetaria.
