L’ARTE DOVREBBE COMUNICARCI, DA SEMPRE, UN’EMOZIONE…

SECONDO LO SCRITTORE SVIZZERO ALAIN DE BOTTON, L’OPERA D’ARTE AIUTA A CERCARE UNA RISPOSTA AI NOSTRI PROBLEMI D’AMORE, ANSIA, STRESS, LAVORO ECC…

NOI PENSIAMO CHE POSSA ESSERE VERO, COME SEMPRE, SOLO QUANDO RIUSCIAMO AD ESSERNE

ASSOLUTAMENTE CONVINTI.

– A.Botton ha creato un sito dedicato a questo innovativo tipo di terapia: www.artastherapy.com ; qui chiunque può cercare una risposta, nella forma di un’opera d’arte, ai suoi problemi.

-Inoltre, Bottom, ha scritto un libro, che sta presentando in  giro per il mondo, insieme al filosofo Johon Armstrong dell’Università di Melbourne, dal titolo: “L’ARTE COME TERAPIA” (uscirà in Italia il 14 novembre pubblicato da Guanda; traduttori: Stefania De Franco e Federica Angelini)).

-Siamo assolutamente in accordo con Bottom quando sostiene che, oggi, davanti ad un quadro siamo “distratti” da date, descrizioni, aneddoti, storia e dimentichiamo, cosa gravissima, del tempo necessario per lasciarci andare seguendo l’emozione che il quadro potrebbe comunicarci; il suo aspetto anche curativo, comunque benefico per il nostro spirito.

PRECISIAMO.

–E’ fondamentale conoscere le date, per esempio, per capire come l’opera si inserisca nella storia dell’arte e per comprenderne molti aspetti, ma questo è solo un lato tecnico e deve essere valutato per quello che è e non divenire il tutto dell’opera d’arte.

Sarebbe come dire che sapere a memoria tutta la storia o la geografia voglia significare essere intelligenti! L’intelligenza non ha nulla a che vedere con la memoria, anche se la memoria ha la sua importanza, ma non può essere scambiata per intelligenza.

Per avere il massimo dalla visita da una mostra non possiamo limitarci ad ascoltare

date e spiegazioni…

–Quella che noi consideriamo, da sempre,  la vera funziona dell’arte è il phatos, ovvero l’emozione. Forse Bottom ha scoperto “l’acqua calda”, ma ha, giustamente, fatto notare che per avere il massimo dalla visita da una mostra non possiamo limitarci ad ascoltare date e spiegazioni di uno specialista o di un testo registrato…come avviene  per chi affitta le “cuffie-oggi-molto-modaiole” (che informano peraltro egregiamente).

SECONDO BOTTOM IL QUADRO GLI ASPARAGI DI MANET, PER ESEMPIO, CI AIUTEREBBE A VEDERE IL BUONO E IL BELLO “…[in] UN INGREDIENTE BANALE, VI TROVA [Manet] UNA SOTTILE INDIVIDUALITA’ E NELLA SUA SEMPLICITA’ LO RENDE UN CAPOLAVORO…”.

BOTTOM STA PREPARANDO UNA SERIE DI GRANDI MOSTRE MONDIALI DOVE, OLTRE LE DIDASCALIE PARLERANNO ANCHE DI “EMOZIONALITA’ ” DELL’OPERA.

Si parte dall’aprile 2014 al Rijksmuseum di Amsterdam, appena

restaurato.

Il sogno di Bottom sono mostre al Tate di Londra e al Louvre dove i capolavori non

saranno divisi per scuole o correnti artistiche, ma per “turbamenti interiori”.

Effettivamente l’arte è sempre stata commissionata con lo SCOPO DI TRASMETTERE MESSAGGI POLITICI E RELIGIOSI.

LA CHIESA COMMISSIONAVA CAPOLAVORI PER AMMONIRE E INTIMIDIRE I FEDELI,

LA POLITICA DEI REGIMI HA SEMPRE USATO L’ARTE COME PUBBLICITA’.

-Noi, personalmente, speriamo che non si stia andando verso un nuovo uso fuorviante dell’arte che vorremmo, dopo tanti secoli, libera da ogni influenza politico-religiosa; libera di esprimere il pensiero dell’artista e, noi, veramente liberi di interpretarlo senza nuovi “pasicologi-psichiatri” che, pure loro, ci potrebbero fuorviare per personali scopi propagandistici come l’acquisto seriale di copie-terapeutiche, o la partecipazione a mostre,  pure seriale,  per curare i nostri guai!

Comunque ecco alcune interpretazioni di Bottom:

Sostiene di avere superato un momento burrascoso del suo rapporto, grazie alla visione dello Spedale degli innocenti di Brunelleschi, a Bologna. Secondo lui la razionalità e la calma suggerite da quella loggia gli avrebbero impedito di litigare con la sua patner. Quindi suggerisce di attaccare nella  propria casa una cartolina di quella loggia per favorire la quiete domestica.

Altro consiglio di Bottom è quello di curare il dolore guardando il monumento, o una riproduzione, di Richard Serra dedicato a F. Pessoa. Questo enorme blocco di acciaio si trova nella Gagosian Gallerydi Londra che rappresenterebbe: “La tristezza come un’emozione maestosa e onnipresente”.

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NOI CI BEAMO DELLA SOLA VISTA DI QUANTO SEGUE,  E MOLTO ALTRO, CHE

ABBIAMO VISTO NEI VIAGGI E NEI MUSEI DEL MONDO SENZA STRESSARCI

TROPPO, MA LIMITANDOCI A GUARDARE E GODERE:

La tomba dell’unica donna Faraone, Hatshepsut.

ECC…ECC…