Nel frattempo il PAC non si ferma e sposta la sua attività sul digitale tra sito web e canali social dove ha iniziato a pubblicare con hashtag #PACmemories immagini dall’archivio delle mostre realizzate dal 1979 in avanti, raccontando la storia di un luogo che ha portato l’arte contemporanea a Milano, prima Kunsthalle europea in Italia.
Quarant’anni di mostre che hanno raccontato la storia dell’arte italiana del Novecento attraverso le prime monografiche di artisti come Francesco Lo Savio, Luciano Fabro, Fausto Melotti, Pino Pascali e che hanno presentato – spesso per la prima volta in Italia – artisti internazionali come Daniel Buren, David Tremlet, Cindy Sherman, Duane Hanson, Hermann Nitch, Gina Pane, Vito Acconci, Laurie Anderson, Yayoi Kusama, Kimsooja, Marina Abramovic. Senza dimenticare le mostre collettive che hanno aiutato il pubblico a guardare, conoscere e capire la realtà attraverso l’arte contemporanea come Rosso Vivo , il Cangiante , Utopie Quotidiane , Arte Religione e Politica , The Rise and Fall of Apartheid e molte altre.
Un passo verso un progetto più ampio per lavorare sulla definizione del PAC come spazio pubblico, custode di una memoria collettiva dell’arte contemporanea.
Un processo iniziato già all’inizio del 2018 con Performing PAC che, grazie alla collaborazione con il Dipartimento di Beni Culturali e Ambientali dell’Università degli Studi di Milano, ha esposto parte del materiale d’archivio del PAC fino a quel momento utilizzato solo da studenti e addetti ai lavori.
Obiettivo per il futuro è rendere fruibile questo materiale riordinandolo, colmando le lacune dei periodi più discontinui, immaginando nuove chiavi di lettura e creando linee guida per conservare testimonianza delle mostre realizzate nel tempo.
Segui@pacmilano #PACmemories su INSTAGRAM, FACEBOOK e TWITTER
MOSTRA FUTURA:
DAL COLORE ALL’ARCHITETTURA E RITORNO
Mostra a cura di Germano Celant
maggio – giugno 1979
5 colori, centinaia di metri di carta da parati, migliaia di righe verticali larghe 8,7 cm.
Nel maggio del 1979 il PAC diventa un’opera d’arte grazie all’intervento di Daniel Buren, uno dei più grandi rappresentanti dell’arte concettuale.
Blu, giallo, marrone, rosso e verde sono i colori scelti a priori dal curatore Germano Celant, ignaro di come sarebbero poi stati utilizzati all’interno dello spazio espositivo.
Buren decide che i colori si sarebbero succeduti in ordine alfabetico. Vedi al link: http://www.pacmilano.it/blog/daniel-buren-1979/
© PAC Padiglione d’Arte Contemporanea
