Sconfitta e utopia. Identità e feticismo attraverso Marx e Nietzsche
di
Dalla battuta di Woody Allen:
«Dio è morto, Marx pure, e anche io non mi sento molto bene»; Romano Màdera fa i conti con questa battuta, riferendosi a Marx e alla debole indivdualità odierna che se la passa piuttosto male; passando attravreso lo yoga e la meditazione per non pensare o credere di superare le sue profonde angosce sul presente e sul futuro. Mentre la, ” vecchia “, psicanalisi è in crisi.
A cinquant’anni dal 1968, Romano Màdera, filosofo e psicoanalista, extraparlamentare (fondatore del gruppo “Gramsci” e redattore di “Rosso”).
Riprende e aggiorna le considerazioni formulate in uno dei suoi più noti scritti post-sessantottini (“Identità e feticismo”, 1977) per osservare da lontano cosa è rimasto di quella magnifica illusione.
In un mondo dominato da una globalizzazione che affossa le classi subalterne, viene da domandarsi se le categorie marxiane non siano divenute radicalmente inadatte.
Il libro prova ad insistere sui concetti di classe e di coscienza di classe, descrivendo i bisogni qualitativi del modo attuale; confuso, magmatico e tentando di risvegliare una speranza di liberazione dentro la storia contemporanea.
Sconfitta e utopia. Identità e feticismo attraverso Marx e Nietzsche, Romano Màdera, Mimesis, 20 euro.
