Quando crolla la montagna – Val Bregaglia
Quattro milioni di metri cubi di granito sono franati a valle in zona Val Bregaglia: un pezzo di montagna si è letteralmente staccato ed è caduto a valle trascinando ogni cosa; compresi gli escursionisti che vi transitavano.
Numerosi gli incidenti mortali negli ultimi giorni sulle Alpi.
Cosa sta succedendo sulle nostre montagne ?
E’ evidente che andare in alta montagna richiede sempre più consapevolezza e conoscenze; può capitare anche agli “espertissimi”, ma ancora più attenzione deve essere messa in atto da parte degli escursionisti con poca esperienza.
LE CONSEGUENZE DEL CAMBIAMENTO CLIMATICO
“ …ai pendii delle montagne verrà infatti a mancare la struttura costituita da ghiacciai, nelle fessure delle rocce si scioglierà il ghiaccio, falde detritiche diverranno instabili.”
“Le conseguenze del riscaldamento climatico sono già percettibili: i ghiacciai si sciolgono, i periodi di siccità e ondate di caldo si verificano sempre più spesso e la stabilità del permafrost si riduce, come lo ha dimostrato la frana di mercoledì scorso in val Bregaglia nel cantone dei Grigioni. La Svizzera deve dunque prepararsi ai cambiamenti climatici per ridurre i rischi”.
Lo scrive: https://www.tvsvizzera.it/tvs/ufficio-federale-dell-ambiente_-ecco-le-conseguenze-dei-cambiamenti-climatici-/43474830
Disastri tra le montagne non solo in Svizzera; in Italia si sa che le Dolomiti, ma non solo, hanno già registrato frane improvvise, inaspettate …
Tra 20 – 30 anni non avremo più i ghiacciai e le colate di detriti di montagne scenderanno sempre più frequentemente a valle.
Viviamo in territori sempre più fragili.
Quattro milioni di metri cubi di granito si sono staccati, giorni fa, in val Bondasca, laterale alla val Bregaglia; la valle che collega Chiavenna (Sondrio) con St. Moritz (Svizzera).
Le impressionanti pareti granitiche, tra le quali svetta il pizzo Cengalo, dominano la valle e più di 600 anni fa causarono un terribile disastro nel paese di Piuro. Probabilmente in quel caso fu colpa dell’uomo che aveva creato una situazione pericolosa, dove fu distrutto un intero paese del quale ancora oggi si vedono le conseguenze passando dalla strada.
«Le Alpi», in un articolo di quattro anni fa, parlando di un’altra frana, scriveva:
“… Il disgelo a lungo termine del permafrost nel corso degli ultimi decenni, nonché la penetrazione di acqua di scioglimento nel caldo inizio di primavera del 2011, potrebbero avere svolto un ruolo nello svolgersi dell’evento. Con il perdurare del riscaldamento di ripidi versanti con permafrost, il numero dei franamenti rocciosi importanti sembra aumentare. Negli ultimi 20 anni, sulle Alpi, al di sopra dei 2500 metri si sono osservate cinque frane con volumi superiori a un milione di metri cubi, più di quanti se ne siano contati nei 100 anni precedenti”.
