Per la prima volta gli scambi decrescono, il traffico delle navi mercantili è sceso in un anno del 10%, ma il Canale di Panama è stato raddoppiato come se fossimo, ancora, in un momento di crescita economica globale.
Oggi il business del trasporto marittimo è in crisi; si stima un 30% di capacità inutilizzate. Intanto il Canale di Suez continua ad abbassare i pedaggi, ora ridotti anche del 65%.
Si è dato per scontato che i trend della globalizzazione si sarebbero potuti prolungare all’infinito; così aveva decretato la teoria di un marketing ormai obsoleta e di un ottimismo consumistico che sta mostrando tutti i suoi logici limiti.
RIMANE INCANCELLABILE IL DANNO AMBIENTALE. Il canale di Panama è circondato da una preziosa e bellissima foresta pluviale, preservata, per legge, durante la costruzione del primo canale, ma ignorata nella decisione di aprirne un altro parallelo e immensamente più grande.
Questo nuovo grande canale, per le nuovissime navi container cinesi extra extra large, è costato 6 MILIARDI DI DOLLARI.
Per non parlare del ritardo nella costruzione, dovuto a “pasticci” tutti italiani che hanno danneggiato, politicamente, il capo di stato panamense e che, contanti alla mano, dovremo pagare tutti noi italiani; visto che le società italiane che hanno causato il danno sono insolventi.
