DUBAI; QUI IL PETROLIO E’ IN GRAN PARTE ESAURITO ORMAI DA DIVERSI ANNI, ma l’economia è stata già dirottata verso il turismo, trasporto aereo e marittimo, logistica sino alla finanza.
Hanno così continuato a costruire grattacieli; con la manodopera, a bassissimo costo, di pachistani, bengalesi, filippini, indiani, eritrei; tutti trattati realmente come schiavi (lo abbiamo personalmente verificato in alcuni nostri viaggi, parlando con la gente del posto e osservando sul posto).
La crescita demografica degli anni del boom non era più attuale e le case costruite a ritmo vertiginoso sono andate incontro a una forte carenza di vendite (2008-2009).
Ma il Paese ha reagito bene, attirando stranieri, molo qualificati.
Non possiamo dimenticare le grandi contraddizioni di questa città che sino agli anni ’60 era un villaggio di poveri pescatori nel deserto.
Poi è arrivato il petrolio e tutto è cambiato.
Oggi il profilo dei grattacieli di Daubai è più fitto e suggestivo di Manhattan; anche se ci sarebbe molto da dire sullo stile di alcuni grattacieli e altri grandi edifici che non sempre rispettano l’eleganza delle forme, ma più che altro vogliono mostrare una sfacciata ricchezza. Esibita anche a costo dell’assurdo estetico.
