Tutto questo, è contrario all’ingiunzione coranica per cui nella religione non ci dovrebbe essere coercizione.
Passo indietro nella storia di qualche anno fa.
Entrata in scena del Da’ish (ISIS) in Iraq, molti occidentali sono rimasti perplessi, e inorriditi, dalla sua violenza e dall’attrattiva esercitata nei confronti della gioventù sunnita.
Di fronte ai fatti di cui sopra l’ambiguità mostrata dall’Arabia Saudita è inquietante quanto inesplicabile, così VIENE DA CHIEDERSI: “Ma come hanno fatto i sauditi a non avere capito che l’ISIS è una minaccia anche per loro?“
Potrebbe corrispondere al vero il fatto che in Arabia Saudita la classe dirigente sia spaccata in due.
Chi applaude l’ISIS: perché combatte il “fuoco” sciita iraniano col “fuoco” sunnita e quindi abbia APPOGGIATO IL nuovo stato sunnita stava prendendo forma in un territorio che loro ritengono sia una terra storicamente appartenente ai sunniti, e perché sono attratti dalla rigida ideologia salafita del Da’ish (Isis).
Le divisioni interne sull’ISIS dell’ Arabia Saudita si possono capire, solo se si ha chiaro il persistente dualismo che sta alla base della dottrina e della storia del Regno.
Un tratto dominante dell’identità Saudita risale direttamente a Muhammad ibn ‘Abd al-Wahhab (il fondatore del Wahhabismo).
Il suo puritanesimo radicale ed esclusionista fu usato da Ibn Saud (un capetto di tribù beduine sempre in lotta fra loro, dedite a razzie nei deserti del Nejd).
Il secondo tratto del dualismo saudita, risale alla svolta impressa da Re Abd-al Aziz negli anni ’20: ovvero nel freno che impose alla violenza Ikhwani; per guadagnare punti nei rapporti diplomatici con la Gran Bretagna e l’America.
La sua istituzionalizzazione di quell’originario impulso wahhabita e l’opportunità di metter mano ai petrodollari negli anni ’70, spingendo gli instabili Ikhwani fuori dal paese, avvenne con una una rivoluzione culturale.
Ma questa “rivoluzione culturale” non era un tranquillo riformismo. Era una rivoluzione basata sull’odio di Abd al-Wahhab ( da cui la parola wahhabita) per la corruzione e le deviazioni dottrinarie che percepiva intorno a sé; da qui ne nacque il suo appello ad epurare l’Islam da tutte le sue eresie ed idolatrie.
Abd al-Wahhab, discepolo di uno studioso del 14esimo secolo ( Ibn Taymiyyah), aveva un carattere austero e propenso alla censura, come i nostri attuali Āyatollāh, e disprezzasse la nobiltà egiziana ed ottomana che attraversava l’Arabia per andare alla Mecca, per la loro eleganza, la loro arte, il loro tabacco, il loro hashish e i loro tamburi.
Per Abd al-Wahhab, questa gente non era musulmana; erano impostori mascherati da musulmani.
CONDANNO’ ASPRAMENTE ANCHE i beduini arabi del luogo, per la loro devozione ai santi, per le lapidi che erigevano e la loro “superstizione” (ad esempio la venerazione di quei luoghi, anche di sepoltura, che si riteneva essere stati toccati dal divino). Tutti comportamenti che Abd al-Wahhab denunciò come “bida” – proibiti da Dio.
—
Breve riassunto del regno di Abdullah, EX REGNANTE DELL’ARABIA SAUDITA:
-finanziamento e armamento dei ribelli anti-Assad,
-arrivato a sostenere anche le truppe jihadiste,
–sostegno all’Egitto di al Sisi
-e del governo di Tobruk in Libia
Abdullah ha cercato di colpire sia Teheran che l’islam radicale dei Fratelli Musulmani, inconciliabile con il wahhabismo.
Il confronto con l’Iran sciita per la supremazia in Medio Oriente e lo scontro con la Fratellanza Musulmana hanno deciso l’agenda dei suoi ultimi anni di regno.
Mille difficoltà; non ultima la porosità delle sue frontiere.
Uno dei progetti che si vogliono realizzare è mutuato dalla non amata Israele: un muro di oltre 600 chilometri lungo la frontiera settentrionale dell’Arabia Saudita.
Per costruire una vera barriera che difenda il paese da Iraq e Kuwait, dove è più forte l’avanzata delle milizie dell’Isil.
Sul piano interno, il paese è riuscito a sventare qualsiasi rischio di primavera araba grazie a straordinari investimenti di denaro nel welfare. La pace sociale è stata acquistata a spese dei diritti.
Da segnalare: il pervicace ostracismo nei confronti delle donne al volante e il mancato rispetto dei diritti umani.
—
FUTURA DIFFUSIONE DELL’Isis NELL’ASIA sud orientale ?
Dennis Ignatius, ex diplomatico malese, sostiene:
-segnali inquietanti di un crescente estremismo nella sua Malesia e in altri Paesi della regione: musulmani finora moderati che adottano una visione più rigida dell’islam nei confronti del mondo, dibattiti sull’adozione della sharia (la legge islamica, n.d.t.) e maggiori restrizioni alle manifestazioni pubbliche della religione tra i non musulmani.
Gli esperti di sicurezza parlano di
-ideologia wahhabita esportata in modo aggressivo dall’Arabia Saudita come causa principale dell’estremismo nella regione”, ha scritto di recente Ignatius su The Malaysian Insider.
L’islam wahhabita, la religione ufficiale del regno dell’Arabia Saudita, è un’interpretazione violenta e virulenta dell’islam che promuove disprezzo, odio, intolleranza e sospetto nei confronti delle altre fedi, delle altre culture e degli altri sistemi di Governo.
Si tratta di una visione del mondo basata su una lotta esistenziale tra l’islam e il resto del mondo, e non c’è posto per il compromesso o l’adattamento.
L’ammiraglio James Woolsey, ex direttore della CIA, sostiene che il wahhabismo rappresenti “una minaccia ideologica straordinariamente seria, un movimento totalitario mascherato da religione”.
Gruppi come lo Stato Islamico e i talebani hanno ucciso più musulmani di chiunque altro.
Molti musulmani nel mondo non concordano affatto di fronte all’ interpretazione ristretta dell’Isis, un’interpretazione che ritengono contraria all’essenza della loro fede.
SECONDO Dennis Ignatius, ex diplomatico malese:
l’ideologia wahhabita è finanziata, sostenuta ed esportata soprattutto dall’Arabia Saudita.
DAL 1975
Dal 1975 i sauditi avrebbero investito almeno 100 miliardi di dollari nella loro avventura wahhabita.
Alcune dichiarazioni di studiosi, parlano addirittura di 200 miliardi di dollari.
Il wahhabismo viene esportato in tutto il mondo.
Secondo alcuni resoconti:
— l’80% delle scuole religiose in Pakistan, che hanno fornito molte reclute ai talebani e ad altri gruppi jihadisti, è sostenuto e finanziato dall’Arabia Saudita.
I wahhabiti sauditi hanno anche investito per costruire moschee e centri islamici, istituire associazioni studentesche universitarie musulmane, forme di assistenza in carcere ecc. negli Stati Uniti. L’Arabia Saudita ha fondato o cofondato centri islamici in varie grandi città, e ovviamente questi promuovono tutti l’estremismo wahhabita.
Migliaia e migliaia di studenti di tutto il mondo frequentano una rete di scuole e università religiose supportate e fondate dai sauditi in cui vengono influenzati ad adottare la visione del mondo wahhabita per essere poi rispediti nei propri Paesi a diffonderla
= diffondere odio ed estremismo su scala globale.
La dimensione di questo fenomeno è inimmaginabile.
Non si è mai visto niente del genere prima.
Ed è tutto ben documentato.
Ci sono centinaia di rapporti di giornali, studi di esperti, dichiarazioni governative e documenti parlamentari al riguardo.
Il Congresso degli Stati Uniti, ad esempio, ha realizzato varie audizioni, anche sull’influenza crescente del wahhabismo negli Stati Uniti. E tutti hanno collegato l’Arabia Saudita a questo fatto.
Penso che il Governo dell’Arabia Saudita debba essere ritenuto responsabile.
Non cambierà nulla fino a che i sauditi stessi non smetteranno di finanziare e sostenere il wahhabismo.
In Arabia Saudita è un’iniziativa supportata, se non approvata, dal Governo.
Il generale americano Wesley Clark, ex comandante alleato in Europa, avrebbe detto
— “i sauditi hanno finanziato per anni l’estremismo”.
Hillary Clinton, nel 2009 parla dei sauditi come della “fonte più significativa di finanziamento dei gruppi terroristici sunniti nel mondo”.
Il generale Jonathan Shaw, ex assistente capo alla Difesa delle forze armate del Regno Unito, ha identificato il wahhabismo come
–“la bomba a orologeria finanziata dal denaro saudita”.
L’ammiraglio James Woolsey, riferendosi al wahhabismo sostenuto e finanziato dall’Arabia Saudita,
-ne ha detto “il terreno nel quale sta crescendo il terrorismo islamico”.
Anche le ambasciate saudite sono state direttamente coinvolte nella diffusione in tutto il mondo di alcuni degli esempi di letteratura più estremisti e astiosi
-lo dimostrano gli studi della Freedom House negli Stati Uniti e della Newcastle University in Gran Bretagna.
Malgrado quanto sopra,
è stato fatto ben poco per affrontare i sauditi e mettere un freno alla loro sponsorizzazione ed esportazione dell’estremismo.
I sauditi, amici della famiglia Bush, sarebbero forse ritenuti troppo influenti per opporvisi?
L’islam in Paesi come Indonesia, Brunei e Malesia è sempre stato moderato, aperto, molto tollerante nei confronti delle altre culture e delle altre fedi.
Oggi, ai musulmani viene detto di non mischiarsi con i non musulmani, di non augurare nemmeno ai cristiani buon Natale.
Oggi vengono criticate le croci sui campanili delle chiese, le luci di Natale, i servizi ecclesiali troppo rumorosi, le Bibbie ritenute sovversive, i gruppi religiosi minoritari disprezzati; ma le preghiere dei muezzin, in alcuni luoghi frequentati da occidentali come l’isola di Gili, in Indonesia, hanno un volume che supera di molto quanto tollerabile come suono non dannoso all’orecchio !!!
L’abbigliamento e la cultura essenzialmente arabi sostituiscono in tutta l’area del sud est asiatico, le ricche tradizioni culturali e i ricchi costumi della regione; in nome dell’islam.
Il Brunei si è già dichiarato uno Stato islamico completo di legge islamica.
La Malesia, una volta centro di islamismo moderato e tollerante, è in preda a un acceso dibattito sull’implementazione della sharia, includendo pene come amputazione, lapidazione e perfino crocifissione.
Continua Dennis Ignatius, ex diplomatico malese:
Centinaia di giovani musulmani della regione si recano in Medio Oriente per unirsi ai gruppi jihadisti come lo Stato Islamico.
Se non si farà qualcosa urgentemente l’Asia sud-orientale, con la sua ricca storia, le tradizioni, le culture e la diversità, diventerà un altro Medio Oriente, pieno di estremismo, violenza e instabilità.
Come un cancro, l’estremismo crescerà e aumenterà, consumando tutto ciò che trova sul suo cammino fino a che non verrà fermato.
Si deve sottolineare, che la maggior parte dei musulmani della regione è inorridita da questi sviluppi.
— I Governi occidentali, incluso quello degli Stati Uniti, non facciano a se stessi e ai musulmani moderati alcun favore fingendo che il problema non esista o assecondando gli estremisti.
Il passo più importante è far sì che i sauditi smettano di finanziare l’estremismo.
I sauditi dovrebbero collaborare con la comunità internazionale e con i gruppi islamici moderati per smantellare l’infrastruttura di estremismo che hanno costruito nel corso degli anni.
Devono :
–modificare il curriculum e i libri di testo, smettere di diffondere questa ideologia estremista, smettere di dare potere all’estremismo.
Nella provincia dell’Ontario, in Canada, c’era una proposta di sperimentare la sharia, per cui è una questione PREOCCUPANTE !
La sharia, e il sistema di valori che sta dietro, è del tutto incompatibile con i valori democratici, i diritti umani e la dignità umana.
Paul Marshall della Freedom House sulla sharia, (Marshall ha studiato tutto questo in modo piuttosto approfondito) ha detto:
— la sharia porta a una mancanza di giusto processo, a leggi vaghe e confuse e ad applicazione extragiudiziale, punizioni crudeli e inusuali, negazione di uguali diritti per le donne, negazione di uguali diritti per i non musulmani.
In alcuni i Paesi musulmani i musulmani moderati stanno resistendo coraggiosamente all’imposizione della sharia perché sanno quanto possa essere distruttiva per chiunque.
In Malesia un gruppo di musulmani moderati si è riunito per opporsi all’imposizione della sharia.
Penso che sia del tutto inutile, quindi, che le democrazie occidentali accolgano l’idea della sharia in base a qualche nozione errata di favorire i diritti delle minoranze o qualcosa del genere.
I Paesi che hanno implementato la sharia sono Stati falliti, Stati deboli o Stati corrotti e autoritari?
– IL MONDO DOVREBBE CONDANNARE:
-Il tipo di estremismo e di intolleranza nei confronti delle altre fedi promosso dai mullah in Iran, molti pastori stanno languendo nelle prigioni iraniane. Anche la comunità Baha’i è stata trattata in modo terribile.
Tutto questo, è contrario all’ingiunzione coranica per cui nella religione non ci dovrebbe essere coercizione.
Anche i musulmani moderati sono minacciati dall’estremismo wahhabita e stanno lottando coraggiosamente per reclamare l’interpretazione pacifica e tollerante della loro fede che ritengono sia l’essenza della loro religione.
E penso che dobbiamo sostenerli e stare attenti a non isolarli in alcuna reazione istintiva ai veri estremisti.
Concentriamoci sugli estremisti reali, quelli che stanno facendo più danno, quelli che stanno danneggiando le democrazie e le società, ovvero la forma estrema di islam chiamata wahhabismo.
