Potrebbero bastare alcune settimane all’anno lontano dagli scarichi delle città per evitare guai al cervello dovuti all’inquinamento.
Genitori e nonni attenti: i bambini piccoli a piedi, nel passeggino o in carrozzina, sono all’altezza ideale per inalare molto più smog di ogni adulto.
La particolare respirazione infantile, assai più veloce rispetto all’adulta, favorisce ulteriormente un veloce accumulo di sostanze tossiche per la salute ed ora, prendiamo atto, anche per il cervello.
L’inquinamento non è solo un danno per i polmoni e per le allergie, ma danneggia anche il cervello.
Lo sostiene la neurologa Lilian Calderón-Garcidueñas, dell’Università del Montana (USA).
Infatti, questo dato è emerso studiando le risonanze magnetiche dei bambini che vivono nell’inquinatissima Città del Messico.
I risultati hanno evidenziato frequenti segni di infiammazione cerebrale, non presenti nel cervello di bimbi che vivono in regioni con aria più pulita.
Gli inquinanti dei gas di scarico delle automobili, della ormai non più nuova benzina “verde”, hanno un diametro infinitesimale.
Le famose microparticielle, sotto i 2,5 micrometri, riescono a penetrare direttamente nel liquido cerebro-spinale, danneggiando al barriera ematoencefalica e inducono un attacco immunitario contro le proteine del cervello.
Ciò, secondo la dottoressa Calderón-Garcidueñas, spiegherebbe il recente quadruplicarsi di casi di sclerosi multipla a Città del Messico.
Anche la dott.ssa Marzia Baldereschi. Isitituto di Neuroscienze del CNR di Firenze, spiega che il passaggio delle particelle avviene attraverso la mucosa nasale, penetra nel lobo olfattivo, e quindi nel liquido cerebrospinale.
Si stanno studiando gli eventuali effetti per malattie come Parkinson e Alzheimer e sclerosi multipla.
Poiché sia la mielina che la barriera ematoencefalica si possono autoriparare; potrebbero bastare alcune settimane all’anno lontano dagli scarichi delle città.
