GLI STATI SONO SEMPRE PIU’ POVERI – NON HANNO SOLDI PER GLI OSPEDALI – LE SCUOLE – LE UNIVERSITA’ – LE AUTOSTRADE – I PONTI … MA …
La cassaforte invisibile, che ha sedi anche sconosciute, sparse in tutto il mondo, secondo l’economista James Henry contiene ben 64 mila miliardi di dollari = il doppio della ricchezza prodotta ogni anno dagli Stati Uniti o dall’Europa – venti volte quella prodotta in Italia
La finanza off shore sia divenuta la regola per Apple – Google – Facebook e molti altri – sino ai più ” piccoli ” risparmiatori …
L’erede di Steve Jobs (Apple) al Congresso americano ha risposto che non si tratta di evasione, ma un “riuscito esempio di ottimizzazione fiscale”.
Bahamas, Cayman, Antille Olandesi, Isole Vergini Britanniche, Panama, Bermude: non sono solo siti di vacanze di lusso, ma anche paradisi fiscali; grazie al maggior tasso di opacità finanziaria. Ai soliti noti oggi si aggiungono, tra i tantissimi, anche: Cipro, Manica, Singapore, Dublino, Gambia, Kenya, Tibet…
La Svizzera è divenuta il maggior esportatore mondiale di materie prime; qui passa il 60% del caffè, il 50% dello zucchero ecc… non a caso ultimamente i prezzi di cacao e caffè, ad esempio, hanno subito una enorme decrescita alla produzione ed una altrettanto enorme crescita al dettaglio.
Per non parlare della grande “produzione di petrolio”, dato che da Ginevra e Zurigo passa il prezzo del 30% del petrolio mondiale.
Nunzia Penelope, giornalista economica, ha scritto un dettagliatissimo libro interamente dedicato “al più grosso bottino della storia”; ovvero i miliardi di dollari nascosti in paradisi fiscali, violando o eludendo le leggi, anche legalmente.
Il libro si intitola: “Caccia al Tesoro”, editore Ponte alle Grazie, 13 euro.
Da questo libro si comprende come la finanza off shore sia divenuta la regola per Apple, Google, Facebook e molti altri, sino ai più piccoli risparmiatori.
I vertici di Cupertino (Apple) sostengono apertamente che: “Non saremmo qui se non avessimo fatto così” (ovvero usato società off shore per pagare meno tasse).
Un colossale furto planetario, un bottino senza precedenti.
Spicciolo più spicciolo meno, stiamo parlando di circa trentamila miliardi di dollari:
il doppio della ricchezza prodotta ogni anno dagli Stati Uniti o dall’Europa, venti volte quella prodotta in Italia.
È un capitale che sfugge a qualunque controllo e a qualunque fisco, una sottrazione di risorse inarrestabile che sta mettendo in ginocchio l’economia mondiale.
Una buona metà di questo tesoro è posseduta da meno di centomila soggetti:
una élite globale tanto potente quanto difficilmente identificabile, in cui ai soliti noti – evasori del fisco, speculatori di ogni risma e organizzazioni criminali – si affiancano grandi multinazionali e banche d’affari, non esclusi i “campioni” della nostra industria nazionale o i promotori del capitalismo “virtuoso” della Silicon Valley.
Tutti, sia pure con modalità differenti, rappresentano i clienti ideali dei paradisi fiscali: un mondo parallelo le cui dimensioni non sono mai state calcolate adeguatamente, ma che si ritiene contenga oltre un terzo di tutta la ricchezza mondiale.
Nunzia Penelope, attingendo come sempre a fonti e documenti di solida attendibilità, prosegue la sua indagine sul lato oscuro del capitalismo contemporaneo, stavolta su scala globale.
