L’albero del pane è superiore al riso, grano e mais come resa per ettaro e come elementi nutritivi.
Il frutto, normalmente intorno al chilogrammo o più, da cibo per 5-6 persone.
Quello che segue non è un articolo scritto a tavolino, ma il risultato di numerosi viaggi in varie parti del mondo: Africa, Asia e Centro e Sud-America e di quello che si è visto e saputo dalle persone competenti che vivono e lavorano in quei luoghi e/o studiano scientificamente i fenomeni.
Il problema dell’aumento demografico è molto più grave di quanto normalmente si riconosca.
Abbiamo superato la cifra di 7 miliardi e il nostro pianeta non ha mai affrontato questo tipo di sfida; nella storia mai nessun uomo ha dovuto risolvere i problemi che ci aspettano.
Inoltre ci troviamo con un pianeta inquinato, desertificato e con grandi stravolgimenti climatici in atto (vedi il macroscopico scioglimento dei ghiacci al Polo Nord).
Sino ad ora i problemi più gravi li hanno visti solo i paesi più poveri, ma già l’enorme pressione degli immigrati ci dimostra come presto anche noi dovremo affrontare la nostra parte.
La fame nel mondo è aumentata e non diminuita; nonostante le miliardarie spese per le varie organizzazioni “senza scopo di lucro”.
Un numero sempre maggiore di uomini e bambini si ritrova con le sorgenti di acqua inquinate dall’opera dell’uomo “culturalmente evoluto”.
La soluzione per i paesi tropicali pare possa essere l’incremento delle piantagioni dell’albero del pane.
Un albero che da adulto (a tre anni ) da moltissimi frutti, tra i più ricchi e completi nel mondo vegetale.
E facile da cucinare.
A differenza di frumento, riso soia ecc…l’albero del pane
— non necessita di particolari cure e da frutti per decenni senza cure particolari.
Inoltre è superiore al riso, grano e mais come resa per ettaro.
Un frutto, normalmente intorno al chilogrammo o più, da cibo per 5-6 persone.
Originario della Nuova Guinea, coltivato da millenni nella Polinesia, Micronesia e Melanesia, fu trasportato in Giamaica nel 1792 per nutrire economicamente gli schiavi.
Una organizzazione hawayana, Breadfruit Institute, ritiene che questa possa essere una soluzione possibile alla fame nel mondo; almeno nei paesi tropicali.
Peccato che, essendo il problema ancora abbastanza lontano per noi occidentali, non ci rendiamo conto di quanto sia urgente trovare e realizzare una valida soluzione, prima che sia troppo tardi; con conseguenze globali che potrebbero sfociare in guerre e invasioni.
A tutto danno anche di quelli, che tra noi, si considerano lontanissimi dal problema della fame.
Non dobbiamo dimenticare che l’uomo quando ha lo stomaco vuoto e lo ha anche suo figlio è disposto a qualunque cosa, anche ad uccidere senza distinzioni.
Come è avvenuto durante al rivoluzione francese.
Ma questa volta a livello globale.
