“un’idea fin troppo ottimistica delle reti umane su larga scala”
A proposito di un equivoco di una “visione ingenua dell’informazione” (Harari, Nexus, pag. 11)
“Per migliaia di anni profeti, poeti e politici hanno usato il linguaggio per manipolare e rimodellare la società. Ora i computer stanno imparando a farlo. E non avranno bisogno di inviare robot assassini a spararci. Potrebbero manipolare esseri umani per fargli premere il grilletto“. Dall’ultimo libro di Yuval Harari; Nexus. Parole che ben si addicono a quanto sta accadendo nel mondo, e sempre più vicino a noi.
Yuval Harari è uno degli storici più letti e influenti al mondo ed anche uno degli intellettuali più apprezzati, consigliati e ascoltati da studiosi e imprenditori della Silicon Valley.
Nato nel 1976, è diventato famoso dopo aver pubblicato, in inglese nel 2014, il libro di saggistica Homo sapiens.
Chi è Harari nel mondo della ricerca ?
Laureato in Storia medievale e militare presso la Oxford University nel 2002, al Jesus College dell’Università di Oxford. Dal 2005 insegna all’Università Ebraica di Gerusalemme ed è anche membro della Accademia israeliana delle scienze e delle lettere.
Harari, è apprezzato dal grande pubblico per la sua capacità di semplificare i fenomeni più complessi che circondano l’uomo moderno.
Non mancano i detrattori, che lo accusano di catastrofismo e semplificazione. Condannare Harari per avere trattato “genericamente” i grandi temi dell’uomo è come accusare Leonardo da Vinci di “tuttologia”; ovvero di non essersi mai limitato a studiare un solo ambito della scienza e della conoscienza umana.
- Infatti, solo conoscendo e valutando ragionevolmente l’insieme delle conoscenze e delle scoperte possiamo vederne la vera essenza; sia nel bene che nel male.
Quanto sopra, mette ben in luce come la nostra società, che difende la specializzazione oltre ogni ragionevole limite, porti gli esseri umani a ragionare per compartimenti stagni e quindi all’incapacità di vedere dall’alto dove, queste specializzazioni portate oggi all’estremo, ci stiano spingendo; senza che la maggioranza se ne accorga.
A proposito dell’evoluzione dell’Intelligenza Artificiale, Harari ci parla di ” malintesi più ampi che riguardo il funzionamento delle reti di informazione” (Nexus, pag. 11) come di un equivoco di una “visione ingenua dell’informazione”.
Semplificando, porta l’esempio del mito di Fetonte e dell’ “apprendista stregone” di Walt Disney.
Fetonte, nella mitologia greca, fu il giovane mortale che sfidò il padre Dio Apollo e guidò il carro del sole , ma i cavalli, non sentendo le redini guidate dall’ autorevole mano di Apollo, iniziarono una pazza corsa, causando disastri e morte: bruciarono monti e boschi, si seccarono fiumi, intere città furono distrutte. Infine, la Terra riarsa invocò l’intervento di Giove, il quale pose fine all’avventura con un fulmine giustiziere.
L’ Apprendista stregone di Walt Disney è basato sull’omonima ballata del 1797 scritta da Johann Wolfgang von Goethe.
Topolino è un giovane apprendista del potente stregone Yen Sid che si mette a provare, da solo , quello che aveva visto fare dal suo maestro Sid; ovvero insegnare a dei secchi e a delle scope fatate come riempirsi da sole di acqua e pulire il pavimento. Ma l’apprendista stregone, non sa come fermarli e tutto diviene un tubinio di acqua che allaga tutto, sino al drastico intervento dello stragone che rigoverna la situazione e scaccia il presuntuoso apprendista.
- Harari sostiene che sia il mito di Fetonte, che l’ Apprendista stregone, siano una visione eccessivamente pessimistica dell’indole umana.
- Al contrario, l’attuale ingenua versione dell’informazione, diffonderebbe “un’idea fin troppo ottimistica delle reti umane su larga scala” (Harari, Nexus, pag. 12).
Foto copertina: ” Natura e bellezza” 1978″ collage e tempera – Grazia Seregni Copyright© All rights reserved –
PER APPROFONDIRE:
Libro per figli e nipoti- 21 lezioni per il XXI secolo – di Noah Harari
Libro – L’ultimo sapiens – Viaggio al termine della nostra specie
