“Le signore perbene? Hanno una visione della vita limitata, un orizzonte ristretto, interessi insignificanti” – diceva Oscar Wilde.
La storia di una donna che non accetta le regole imposte dai costumi dell’epoca in cui vive, è anche la storia della medesima società che l’ha giudicata e a volte condannata.
Nel corso dei millenni la libertà e il potere femminili sono sempre stati vissuti come un oltraggio al potere maschile.
La storia di Messalina, come emblema della donna di grande potere che non rispetta le regole ufficiali dell’epoca e paga carissimo il suo atteggiamento; pur molto comune negli uomini che la circondano.
Una storia tutto sommato triste e piena della cattiveria di Agrippina che, senza scrupolo alcuno, trama per fare uccidere due giovani per arrivare al potere.
Ma la storia ha condannato soprattutto Messalina. come se il misfatto di Agrippina meritasse comprensione.
Bella, capricciosa e cosciente della propria provenienza di alto rango. Messalina crebbe in un’epoca molto contradditoria, le donne erano relegate in perpetua tutela o del padre o del marito, ma in realtà molto era permesso e dato per scontato.
Le leggi dell’epoca erano severe, ma ignorate.
Questo è il clima morale dell’epoca di Messalina; la Roma imperiale.
Valeria Messalina, figlia di Marco Valerio Messalla Barbato e Domizia Lepida, nacque a Roma nel 25 d.c. e morì nel 48 d.c. Era la nipote di Ottavia Minore sorella di Augusto, e quindi di origine patrizia.
Messalina aveva solo 12 anni, quando divenne una delle donne più desiderate di Roma per la sua bellezza
Valeria Messalina fu imperatrice consorte dell’uomo più potente dell’epoca; l’imperatore Claudio, che aveva sposato quattordicenne per volere dell’imperatore Caligola.
Nel 41 una congiura uccise Caligola, già inviso al senato e all’esercito per crudeltà e dissolutezza, divenne così imperatore il parente più prossimo, ma pauroso e vecchio; Claudio, si dice che alla notizia si fosse nascosto tremante dietro una tenda. E’ così che Messalina si ritrova moglie dell’imperatore.
Si dice che Messalina avesse concordato col marito l’assassinio di Caligola, l’esilio di Seneca e Giulia Livilla, amante di Seneca, che venne poi uccisa; ma di tutto ciò la storia incolpa solo a Messalina.
Claudio si annoiava ai pranzi e si addormentava, mentre i presenti gli tirano olive e altro; anche Messalina si annoiava guardando il marito dormire o sentendolo lontano, intento in spedizioni o decisioni politiche, ma Messalina era giovane, inesperta e non ancora avvezza agli intrighi di corte; si mise così in pasticci che le verranno rinfacciati senza alcuna comprensione per la sua situazione ed età.
Messalina si creò presto dei nemici per pura ingenuità e quindi dovette affrontare situazioni superiori alle sue forze, poi piano piano cercò, a modo suo, la distrazione ai suoi problemi nel divertimento nei luoghi più scandalosi di Roma.
Lo storico Tacito, accusa senza pietà Messalina di vita assolutamente sregolata.
Giovenale invece, narra di come Messalina vincesse una gara con una famosa cortigiana collezionando 25 amanti in un solo giorno, ma va ricordato che Giovenale odiava le donne, forse per una serie di rifiuti ricevuti. Per Giovenale la donna è: ladra di cibo, se è colta fa pesare la sua cultura, se è bella la sua bellezza. Giovenale realizzò uno dei più feroci documenti di misoginismo di tutti i tempi, definendo Messalina, come Augusta meretrix cioè “prostituta imperiale”.
Claudio, probabilmente al corrente del comportamento della moglie, sopportò, forse perché alla sua età provava pena per quella bellissima giovinetta che era sua moglie.
Purtroppo successe quello che non avrebbe dovuto mai accadere; a 22 anni Messalina si innamorò di un giovane di alto rango Slio e lo coprì di suntuosi regali; commettendo molte imprudenze. Messalina voleva per Slio la villa sul Pincio di Valerio Asiatico che fu assassinato, e Messalina fece in n modo di assegnare all’amante Silio l’ambita proprietà sul Pincio.
Con Claudio a Ostia, Messalina colse l’occasione e celebrò fantasiose le nozze con Silio, o almeno una specie di cerimonia; impossibile visto che era già sposata e non aveva nessuna intenzione di rinunciare al trono.
Claudio, informato dell’inganno dal suo liberto personale Narciso, che evidentemente temeva per la sua vita, ritornò precipitosamente a Roma, dove Messalina si gettò ai suoi piedi chiedendo il perdono. D’altronde anche Claudio aveva avuto le sue avventure, che però essendo maschio non cantavano.
Messalina intanto, sempre più innamora e incosciente, ordì una congiura contro l’imperatore suo marito.
Al contrario, la furbissima e scaltra Agrippina, abile manovratrice, aspettò il momento per avanzare la sua “carriera” e quella di suo figlio Nerone; approfittando delle debolezze di questa giovane inesperta.
Agrippina, molto furba e senza scrupoli, aveva come alleato Seneca e con lui, intendeva mettere sul trono il figlio Nerone.
Narcisso, il liberto finto alleato di Messalina, alla fine, ordinò che venissero uccisi sia Messalina che il suo amante.
I giovani infatti, verranno uccisi uno dopo l’altro.
Messalina, pagò con la vita le sue dissolutezze e gli omicidi e su di lei fu applicata la “damnatio memoriae”, ovvero l’eliminazione del suo nome dai documenti e dai monumenti di Roma
Claudio divenne così il marito di Agrippina.
Ed è ancora Agrippina che conduce gli eventi, secondo molti avvelenando Claudio per dare il trono al figlio Nerone.
Chi sono le donne condannate dalla storia come scandalose ?
Regnanti o assassine, scrittrici o artiste, le scandalose sono donne che hanno avuto tanto coraggio a volte anche cultura e intelligenza superiori alla media , ma i benpensanti dicono il torto, di vivere liberamente fuori dalle convenzioni della loro epoca.
Lo scandalo non ha riguardato solo temi sessuali, come invece pensano in molti.
Un esempio: nel Seicento, le alte gerarchie vaticane furono scandalizzate dall’idea che la virginale patrizia veneziana Elena Lucrezia Cornaro, “pretendesse di laurearsi come un uomo”.
Libere e colte, padrone di sé stesse, alcune donne hanno dimostrato come violare: le regole, i perbenismi, i riti delle società in cui hanno vissuto.
