Paesi – culture lontane e affascinanti storie umane.
Afghanistan punto di passaggio di grandi culture con influenze anche indiane e occidentali – “crocevia del mondo antico”.
Snodo cruciale, lungo il percorso che unisce l’Asia orientale con il Mediterraneo; la mitica Via della Seta.
Da qui arrivavano in Egitto i lapislazzuli e altre pietre che ancora decorano le mummie dei faraoni. Il lapislazzulo si estrae in Afghanistan da oltre 6.000 anni. In questo Paese si trovano anche: smeraldi, rubini, tormaline, acquemarine, granati, ametiste, turchesi e altro.
L’ Afghanistan è portatore di una à cultura complessa e preziosa; da noi poco nota.
Una popolazione nomade, chiamata kushana, fondò l’Impero Kushan nei territori battriani all’inizio 1° secolo, dando problemi anche all’Impero cinese; tanto che i kushani rappresentano uno dei tanti popoli contro i quali fu costruita la Grande Muraglia.
Dall’Afghanistan passò Alessandro Magno e vi lasciò tracce incredibili.
Qui sono state trovate decorazioni di intere stanze intagliate in avorio dove si vede l’intimità lussuosa della vita delle donne nel palazzo, vetri e ori raffinatissimi e tanto altro.
L’Afghanistan comprende anche le bellissime montagne dell’Hindu Kush; uno dei più aspri territori al mondo, con le vette che raggiungono i 6.000 m., separate da valli fluviali strette e ripide, con una rete stradale assai limitata e molte aree accessibili solo a piedi. Anche il clima è difficile; inverni estremamente freddi a estati torride, ma secche. Questo clima ha forgiato una popolazione particolarmente resistente e tenace che ha dato filo da torcere fin dai tempi di Gengis Khan per arrivare agli Stati Uniti che credevano di sottomettere facilmente una popolazione povera e ignorante della modernità; ignorandone loro la cultura millenaria.
Freya Stark, grande scrittrice, viaggiatrice e scalatrice, fu tra i primi occidentali ad affacciarsi, nel 1968, nella valle remota e isolata non lontana da Herat dove sorge il Minareto di Jamtracciò.
Il Minareto di Jamtracciò, è una delle meraviglie più sorprendenti ed enigmatiche che ci siano rimaste dell’intero Afghanistan; una torre solitaria intatta, circondata solo dalla natura selvaggia, nel silenzio delle zone disabitate.
La storia dell’Aghanistan la ricordiamo soprattutto a partire dall’occupazione sovietica e dalla lunga e sanguinosa guerra civile sino l’ascesa al potere del regime talebano. Ricordi più vivi ci rimangono del dopo 11 settembre 2001, con il crollo delle Torri Gemelle, quando l’Afghanistan divenne teatro di guerra e brutalità per eccellenza.
In realtà l’Afghanistan, come ogni terra di frontiera, non fu mai una terra pacifica; trovandosi sul punto di raccordo tra l’Asia e il sub-continente indiano.
Proprio grazie a questi contatti culturalmente poliedrici, qui fiorì una straordinaria civiltà artistica e culturale, nata all’incrocio tra mondo persiano, mondo centro-asiatico e indiano. Esempio per tutto questo i Buddha di Bamiyan, la cui distruzione da parte dei talebani, è ben nota in occidente.
Sono molto significativi i tanti oggetti preziosi scoperti dagli archeologi; che spaziano lungo un arco cronologico che va dal II millennio a.C. al I secolo d.C.. Molti provengono da quattro diversi siti archeologici al nord e nord-est del paese.
Tepe Fullol, ci ha restituito reperti d’oro e argento tra i più antichi ritrovamenti afghani di stampo mesopotamico.
Ai-Khanum, fu città schiettamente greco-ellenistica pur trovandosi nel cuore dell’Asia, l’unica tra quelle fondate da Alessandro Magno o dai suoi successori che fu scavata dagli archeologi.
A Begram, sono stati ritrovati vetri romani, avori di fattura indiana e lacche cinesi.
Tillia Tepe, chiamata anche la “collina d’oro”, ci ha fatto scoprire oltre 20.000 pezzi in oro e pietre semi-preziose, parte di corredi funerari di nobili kushan, ritrovati dall’archeologo Viktor Sarianidi. Si tratta del più sorprendente esempio di arte dei popoli nomadi, sorta lungo la Via della Seta, di cui abbiamo poche testimonianze.
A Tepe Fullol i motivi decorativi dell’antica Mesopotamia vennero riplasmati da artigiani locali con una sostanza probabilmente ricavata dalle sabbie aurifere del vicino Amu-Darja, mentre a Begram tra 1937 e 1939 si scoprì un tesoro costituito da generi di lusso pervenuti da ogni dove ed arrivati qui alle pendici dell’Hindu Kush; così si spiega la compresenza di linguaggi e tradizioni diverse che produssero la nascita dell’arte del Gandhara (produzione di statue e rilievi aventi per soggetto la dottrina Buddhista, questa cultura ebbe il suo grande sviluppo dal II sec. a.C. al II d.C., fu una delle più affascinanti civiltà antiche proveniente dalla zona a nord-ovest del subcontinente indiano; oggi in Pakistan e Afghanistan, tra la valle dello Swat, il fiume Indo e i territori fino a Kabul, la regione era nota nel passato col nome di Gandhara.).
Nei ritrovamenti di Begram abbiamo scoperto manufatti di vetro decorato provenienti dall’Egitto romano e oggetti di lacca realizzati in Cina, piccoli bronzi di divinità del Pantheon ellenistico ed elementi di arredo in avorio importati dall’India (i più antichi giunti fino a noi).
I reperti che più lasciano stupefatti sono quelli in oro di Tillia Tepe, non solo per la preziosità del materiale, ma soprattutto per l’incomparabile bellezza e assoluta unicità. Questi preziosi gioielli provengono da un gruppo di sei tombe del I secolo d.C. appartenenti a una famiglia nobile/principesca, di nomadi kushana, e sono conosciuti come “oro della Battriana”; una delle scoperte archeologiche più importanti al mondo.
In alcuni casi il contesto di origine è oggi completamente perduto o gravemente compromesso, anche da fattori dovuti ai cambiamenti anche naturali dei millenni. Un esempio per tutti; la parte bassa di Ai-Khanum, lungo il corso dell’Amu-Darja; il famoso Oxus dei greci di Alessandro Magno, distrutta dai colpi di mortaio e artiglieria e dalla devastazione degli scavi clandestini, oggi solo desolata distesa ricca solo di piccoli e grandi crateri. Restano quindi molti manufatti divenuti enigmi da risolvere.
Attività di recupero e protezione erano in corso in cinque luoghi simbolo del paese; il Giardino di Babur a Kabul, la cittadella di Herat e il Minareto di Jam descritto da Freya Stark, ma ora tutto è sospeso o molto distrutto dall’attività culturalmente nefasta degli estremisti talebani che nulla vogliono riconoscere del passato che non riguardi la loro religione. Un comune esempio di come ogni tipo di estremismo porti solo devastazione fisica e mentale. Una bella lezione che l’umanità deve ancora apprendere se vuole migliorarsi davvero.
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PER CHI VOLESSE ULTERIORMENTE APPROFONDIRE – UNA TESI UNIVERSITARIA:
http://dspace.unive.it/bitstream/handle/10579/19653/876514-1247954.pdf?sequence=2
