L’opera il Don Carlo in poche parole e qualche curiosità sulla vita del vero don Carlos di Spagna.

Un’opera difficile, che può lasciare insoddisfatti al primo approccio, ma che si rivela maestra di realtà universali;  per chi abbia la pazienza di approfondire. 

Momento memorabile di questa versione del Don Calos è il coro della Scala;  di fronte ai miseri che verranno bruciati per ordine dell’inquisizione, vi si ascolta anche tutta la potenza della musica di verdi.

Poverissimi contadini rappresentano il popolo dell’epoca, ed ecco che dal bosco appare l’altro lato del mondo; rappresentato dall’infante di Spagna, Don Carlos, che arriva segretamente in Francia per conoscere Elisabetta; scoppia subito l’amore tra i due giovani Don Carlos e Elisabetta di Valois, figli rispettivamente di Filippo II e del re di Francia, ma ragioni politiche si oppongono;  Elisabetta è stata infatti promessa in sposa dal re a Filippo II, padre di Don Carlos.

Verdi nella sua opera, presenta Carlo d’Austria (Don Calos) e il suo amico Rodrigo (altra vittima del destino, oltre a don Carlo), come difensori delle libertà e del diritto dei popoli all’autodeterminazione.

L’epoca di Verdi è l’epoca dei movimenti democratici e nazionalisti del diciannovesimo secolo, e queste aspirazioni vengono spostate dal compositore alla corte di Spagna in un tempo, il XVI secolo, in cui queste ambizioni erano assolutamente sconosciute, ma si tratta di licenza artistica.

 Don Carlos nacque a Valladolid l’8 luglio 1545 e morì a Madrid il 24 luglio 1568.

Don Carlos era figlio di Filippo II, allora sedicenne, e di Maria di Portogallo, che morì quattro giorni dopo il parto. Cresciuto dalle zie, chiamato anche Carlo d’Austria, vide suo padre solo a quattordici anni. Fu un bimbo fisicamente debole, affetto da balbuzie, dedito al fantastico, insofferente di ogni disciplina, con una personalità cangiante tra eccessive simpatie e ingiustificate antipatie. Fu capace di atti d‘inumana crudeltà e generosità senza ragione.

Nel 1560, il padre Filippo, lo radiò dal trono.

Per suo padre provò vero odio, in quanto Filippo II fu inflessibile tutore dell’ordine e dell’etichetta; senza alcuno spazio di pietas patrena. Nell’aprile del 1562, Don Carlo cadde dalle scale del palazzo di Alcalá di Henares e fu sul punto di morire. Guarì, ma ne restò  segnato, divenendo ancora  più strano e violento di prima.

Minacciò di morte il duca d’Alba, è famosa la scenata alle Cortes di Castiglia e il suo poco senno dimostrato nel Consiglio reale (1564).

Tentò di organizzare una fuga in Italia o in Fiandra, della quale informò don Giovanni d’Austria, il quale lo rivelò al re.

Nel febbraio del 1568 C. fu racchiuso in una torre, per motivi mai accertati.  Pare per simpatie verso i  protestanti e per i ribelli dei Paesi Bassi. Filippo II nella lettera del 9 maggio del ’68 a papa Pio V, spiegò il tutto con queste parole: “aveva difetti tali che avevano reso necessaria la carcerazione per meditare lungamente”. Don Carlos morì in prigione nell’Alcazar di Segovia pochi mesi dopo. Alcuni sostengono che la morte di don Carlos fu causata da eccessi di ogni genere; nel bere, nel mangiare, nello stendersi febbricitante su sbarre di ghiaccio (pare volesse farla finita con la vita). È anche stato scritto che fu avvelenato per ordine di suo padre; tesi mai provata, anche se giudicata possibile da molti.

Si disse anche che la morte di don Carlos, fosse dovuta al suo amore per la regina Isabella di Valois, moglie di Filippo, ma è una tesi impossibile da dimostrare.

Sulla sua morte nacquero molti sospetti. Guglielmo d’Orange nell’Apologia (1581) e Antonio Perez nelle Relaciones, accusarono Filippo II di aver fatto assassinare il figlio con il veleno, ma non ci sono prove.

Nel Don Carlo la trama è complessa e spazia dall’amicizia, al popolo sottomesso, ai problemi tra padre e figlio.

Don Carlos, principe delle Asturie,Don Carlo è la 23a opera di Verdi, quindi siamo di fronte ad una grande esperienza, soprattutto sul tema degli equilibri da rispettare verso gli stati e verso il pensiero della Chiesa; condizione indispensabile per non essere banditi dalla popolarità.

La figura di donna Elisabetta nell’opera Don Carlo:

lei è chiusa, non racconta nulla di sé, soffre in solitudine, è buona; trapela tutto solo dalla voce. Gli strumenti in legno e gli archi, che si fondono con la voce della protagonista femminile, Anna Netrebko, sono i messaggeri dell’anima di una donna che soffre. Anche il piano è sentito ed evidenziato dalla protagonista con piani e pianissimi (lei dice pianissimissimi) nella voce. 

Intervista su You Tube alla protagonista:

 

Un’opera per capire dove sta il potere e chi ci si nasconde dietro. Un’opera attuale; basta guardare gli intrecci odierni tra politica e i padroni delle armi/finanza/religioni.