I più giovani non possono ricordare lo “shock petrolifero” , ovvero la crisi petrolifera del 1973 che fu originata dalla guerra dello Yom Kippur.
Il 6 ottobre 1973: l’ Egitto e la Siria attaccano a sorpresa Israele, anche allora non fu in grado di rispondere rapidamente, gli arabi dimostrarono per la prima volta di essere in grado di mettere in difficoltà militare Israele. La conclusione della guerra non fu a vantaggio netto di nessuno dei due contendenti, ma come tutte le guerre causò tanto dolore e sofferenze da entrambe le parti.
All’epoca intervennero politicamente in modo pesante sia gli USA che l’URSS e la situazione fortunatamente si raffreddò assai velocemente.
Dopo questa situazione, i paesi arabi membri dell’OPEC, per aiutare Egitto e Siria, ridussero in modo drastico la produzione di petrolio e l’Occidente si trovò senza petrolio e comunque a prezzi molto alti; le conseguenze economiche si sentirono per una decina d’anni.
Anche oggi ci troviamo in una situazione potenzialmente esplosiva con meno forze capaci/interessate ad imporre la pace.
Salito al potere, Biden offrendo al mondo lo scandalo Khashoggi si inimicò i Sauditi che possiedono la maggioranza del petrolio mondiale. Gli Usa hanno infatti desecretato il rapporto della Cia nel quale si accusa il principe ereditario saudita di essere coinvolto nell’assassinio. I fatti: il 2 ottobre2018 il noto giornalista saudita Jamal Khashoggi entrò nel consolato dell’Arabia Saudita di Istanbul in Turchia e da allora non se ne è saputo nulla. Qualcuno sostiene che fu ucciso il corpo fatto a pezzi e trasportato in sacchi fuori dall’ambasciata.
Della situazione ne approfittò la Cina che intervenne, al momento giusto, per favorire i rapporti tra Iran e Arabia Saudita; fatto considerato dagli americani un vero danno perché gli USA, pare aspirino da parecchio tempo, ad una guerra per annientare l’Iran degli Āyatollāh.
La guerra in Ucraina portò subito un aumento della benzina negli USA (sei dollari al gallone !) e questo, per un paese che si muove molto in auto ed è abituato a prezzi bassi del petrolio, fu un duro colpo.
Fu così che Biden cercò di riallacciare il rapporto con i sauditi, ma costoro stanno cercando di migliorare i rapporti con la Cina; anche portando i pagamenti del petrolio in moneta cinese e non più in dollari, un fatto che potrebbe accadere e che è altamente temuto dagli USA.
Intanto, l’Iran e la Siria chiedono agli altri paesi arabi di schierarsi contro Israele e i paesi che lo sostengono.
Questo ultimo fatto è il più grande motivo di allarme per la stabilità dei costi e le forniture di petrolio; che è schizzato in borsa subito dopo l’attacco agli israeliani.
La maggioranza di noi finge di non sapere o non sa che al momento, dopo il 24 febbraio 2022, noi italiani ci siamo subito rivolti all’Algeria per avere il petrolio/gas che abbiamo rifiutato dalla Russia, ma l‘Algeria è sponsor di Hamas e quindi, come Paese occidentale, ci potremmo trovare a dover rifiutare anche il petrolio algerino per non finanziare indirettamente Hamas.
Ma allora saremmo senza la più importante fonte di petrolio/gas e quindi nella “palta più nera” dal punto di vista economico e visto che già siamo pieni di debiti e dobbiamo togliere soldi all’economia per pagare gli altissimi interessi sui debiti … datemi voi un risultato finale per l’economia italiana.
Senza dimenticare che potrebbero essere direttamente loro i paesi che appoggiano Hamas a chiuderci in faccia i rubinetti del petrolio; visto che ufficialmente stiamo con Israele.
Parole di Giorgia Meloni: «si rischia lo choc petrolifero», ma nessun quotidiano le ha dato molta importanza.
