Oggi, che l’austerità continua a imperare, è urgente domandarsi: e se il pareggio di bilancio non fosse mai stato davvero l’obiettivo?
L’austerità non è qualcosa di nuovo, né un prodotto della cosiddetta era neoliberista iniziata alla fine degli anni Settanta.
La storia ci dimostra anche le conseguenze dell’austerità.
Docente di Economia alla Brown University, Mark Blyth, ha scritto il libro Austerity, the history of a dangerous idea (Austerità, la storia di un’idea pericolosa, Oxford University Press, 2013), dove contesta le teorie che predicano austerità in tempi di recessione.
Altrettanto lo sostiene Clara E. Mattei; economista italiana e docente negli USA:
” Il debito pubblico in rapporto al Pil dei Paesi europei è oggi più alto rispetto a 3-4 anni fa. È ovvio quindi che l’austerity ha fallito”.
Se scopriamo le origini dell’austerità, e ne osserviamo la storia, diventa evidente come sia il baluardo del capitalismo difeso dagli economisti liberali a ogni costo: anche alleandosi al fascismo e sostenendo politiche autoritarie; sino alla Seconda Guerra Mondiale.
Austerità è uno spostaento di denaro dai lavoratori agli investitori, azionisti ecc…
Austerità ficale = taglio al wellfare (scuole, salute ecc )
Austerità monetaria con incrementi dei tassi di interesse = più cari i prestiti. Con l’austerità, costerà di più prendere a prestito denaro e quindi pagare i mutui. Danno per i cittadini comuni.
Le politiche di austerity non sono politicamente neutre, tolgono soldi alle spese per il cittadino come la scuola, la sanità ecc.. = tagli al sistema sociale
Abbattimneto della forza contrattuale dei lavoratori e precarizzazione il più possibile.
Incrementare la dipendenza dei cittadini dal mercato; in America la sanità è privata e carissima.
In proporzione i meno abbienti sono più tassati dei ricchissimi; si evita di tassare i grossi capitali = flat tax =tassazione regressiva.
Privatizzazione = dipendenza dei cittadini dai prezzi del mercato e non regolamentati dalla legge per proteggere i cittadini e i loro salari.
Operazione austerità
di Clara E. Mattei
L’economista Clara E. Mattei indaga sulle origini dell’austerità per svelarne i motivi fondanti.
L’austerità, parola d’ordine degli economisti ortodossi, sembra aggravare i problemi piú che risolverli, tanto da far dire ai suoi critici che non funziona.
- L’austerità non è qualcosa di nuovo né un prodotto della cosiddetta era neoliberista iniziata alla fine degli anni Settanta.
Per piú di un secolo, governi in crisi finanziaria hanno implementato politiche di austerity, ovvero tagli al welfare (scuola, sanità, ecc.), privatizzazioni, tassazione regressiva, deflazione, repressione salariale e deregolamentazione del mercato del lavoro.
Queste politiche rassicurano i creditori, mentre producono effetti sociali devastanti.
Oggi, che l’austerità continua a imperare, è urgente domandarsi: e se il pareggio di bilancio non fosse mai stato davvero l’obiettivo?
L’economista Clara E. Mattei indaga sulle origini dell’austerità per svelarne i motivi fondanti: proteggere il capitalismo dalla sua crisi esistenziale, per far fronte alle contestazioni dal basso che ne stavano intaccando le fondamenta.
Operazione austerità. Come gli economisti hanno aperto la strada al fascismo, Clara E. Mattei, Einaudi, 432 pp., 34 euro.
