Il punto non è soltanto la quantità del denaro in sé
I ” sultani del silicio “, come Amazon, seguendo scappatoie perfettamente legali non hanno pagato un solo dollaro di tasse negli Stati Uniti.
Non ambiscono a influenzare solo che cosa compriamo ma anche che cosa pensiamo.
Ma gli stipendi dei dipendenti e dei pensionati, esclusi funzionari come anche gli amministratori delegati e i liberi professionisti, continuano a perdere valore e il costo della vita sale sempre più.
C’è un legame tra le sproporzionate ricchezze di pochi e la povertà che aumenta ?
Possedere quanto il bilancio di uno stato, dà a singoli individui un potere che, un tempo, competeva solo agli Stati sovrani.
Gigacapitalisti
di Riccardo Stagliarò
I ricchi sono sempre esistiti e sempre esisteranno.
Ma se quelli di una volta erano megacapitalisti, quelli di oggi sono gigacapitalisti.
La pandemia, il periodo piú calamitoso di sempre per i nove decimi dell’umanità, è stata una pacchia per loro.
Jeff Bezos ha aggiunto un’ottantina di miliardi di dollari al suo già cospicuo patrimonio.
Elon Musk, per un momento, l’ha superato come uomo piú ricco al mondo.
La nazione virtuale da due miliardi di utenti fondata da Mark Zuckerberg, se fosse reale, sarebbe la più popolosa al mondo.
Ma il punto non è soltanto la quantità del denaro in sé.
È che tale quantità dà a singoli individui un potere che, un tempo, competeva solo agli Stati sovrani.
Come si fa a fermare la cavalcata verso nuovi tipi di monopoli di questa manciata di plutocrati che non ambiscono a influenzare solo che cosa compriamo ma anche che cosa pensiamo?
Con tasse giuste, leggi migliori, piú diritti ai lavoratori sfruttati e una nuova consapevolezza collettiva.
Perché se continui a dire di mangiare brioche a moltitudini senza pane, la storia insegna, di solito non va a finire bene.
Gigacapitalisti, Riccardo Stagliarò, Einaudi, 152 pp., 12 euro.
