Numeri arabi ?
No, indiani !
L’invenzione della numerazione decimale posizionale è ritenuta una delle invenzioni più importanti nella storia dell’umanità.
Perché le cifre da uno a nove, più lo zero, sono così importanti ?
Perché con questi pochi segni, tanti quanti le dita delle nostre mani, è possibile scrivere tutti i numeri del mondo.
Chi ha inventato la numerazione posizionale ?
Numerazione posizionale = numerazione in cui i simboli (ovvero le cifre), usati per scrivere i numeri, hanno valori diversi secondo la posizione che occupano nella sequenza, ovvero: 10 ha un valore diverso di 01.
L’invenzione dei numeri posizionali è dovuta a Brahmagupta.
Brahmagupta, celebre nella cultura araba con il nome di Sindhind, inventò le dieci cifre : eka (uno), dva (due), tri (tre), catvar (quattro), panca (cinque), sast (sei), sapta (sette), asta (otto), nava (nove) e sunya (lo zero). In sanscrito sunya significa vuoto.
Anche i Maya inventarono una cifra zero, nel loro caso un ovale in orizzontale.
Ma lo zero indiano si differenzia dalle precedenti invenzioni perché diviene da “semplice simbolo di interpunzione” una vera e propria cifra che si inserisce nelle varie operazioni con precise regole.
Perché i numeri che usiamo oggi vengono chiamati numeri arabi ?
Quando le cifre arrivarono dall’India all’allora capitale dell’impero arabo Baghdad, quasi sicuramente attraverso il commercio, gli arabi le chiamarono “figure indiane”.
Agli arabi va solo il merito di avere diffuso la conoscenza dei numeri in Occidente, questo tramite le opere del matematico arabo Al-Khwarizmi (da questo nominativo deriva la parola Algoritmo).
