Omicron 1.1 – 2 e 3 – nuove varianti
Le varianti e l’allentamento delle misure di sicurezza hanno fatto aumentare i contagi.
Il target che preoccupa maggiormente sono gli adulti non vaccinati (in particolare gli over 50) e i bambini sotto i 5 anni.
Walter Ricciardi, professore ordinario di Igiene all’Università Cattolica di Roma e consulente del ministro della Salute:
“Se togliamo le mascherine al chiuso è chiaro che, come si sta dimostrando in Inghilterra, Svizzera, Olanda, questo significa dare spazio libero a Omicron 2 che è ancora più contagiosa di Omicron 1, che era già più contagiosa di tutte le altre”.
Dott.ssa Viola ha dichiarato al quotidiano La Repubblica a proposito delle nuove varianti : “Dal punto di vista clinico non sembrano esserci differenze rilevanti: i sintomi (febbre, affaticamento muscolare, tosse, mal di gola, emicrania) sembrano gli stessi. E sull’efficacia dei vaccini abbiamo due dati contrastanti: uno studio inglese dice che non c’è nessuna differenza con Omicron 1 anche da questo punto di vista, mentre invece uno studio danese dice che BA.2 è più immunoevasiva. Quindi servono dati più consolidati. BA.2 sembra però più trasmissibile“.
I vaccinati sembrano trasmettere la variante Omicon, chiamata scientificamente: BA.2, con meno violenza rispetto alla BA.1. I non vaccinati la trasmettono ai familiari 2,6 volte in più rispetto al vecchio ceppo di Omicron.
Le nuove varianti mix sono riconosciute anche dall’agenzia Onu per la sanità come: evoluzione del virus Sars-CoV-2
Le nuove varianti sono anche chiamate “chimere” che hanno un po’ della Delta e un po’ di Omicron.
L’Organizzazione mondiale della sanità OMS parla di: “...un fenomeno naturale e può essere considerato un evento mutazionale atteso. Lo stesso processo di monitoraggio e valutazione viene applicato a queste varianti ricombinanti” e ” .. le informazioni epidemiologiche e di sequenziamento attuali per questi ricombinanti non indicano alcun segno di trasmissione rapida o cambiamento nella gravità clinica”.
Nuove varianti Omicron
L’ istituto Ceinge-Microbiologie ci informa che oltre alla BA.1, che si sta riducendo, sono ora presenti anche le varianti BA.1.1 (36% dei casi), la BA.2 (5%) e la nuova terza sottovariante BA.3 .
Di quest’ultima variante i casi sono ancora pochi e, per ora, non è possibile avere dati sicuri.
L’attuale aumento dei contagi, pare sia soprattutto da imputare alla nuova ondata di freddo che ha costretto i cittadini italiani, che avevano allentato le misure di sicurezza, a tornare per la maggioranza del tempo al chiuso; compresi ristoranti e bar.
Nella vicina Svizzera, dove le misure di sicurezza sono state più allentate che in Italia, si trovano di fronte ad un notevole aumento di contagi.
L‘allentamento delle misure di sicurezza è internazionale.
Inoltre, va aggiunta la maggiore attenzione verso i fatti dell’Ucraina e di conseguenza anche una minore attenzione ad un problema, come il Covid che ora, dalla maggioranza, è percepito come minore.
Comunque, la variante BA.2 pareva destinata a scomparire, ma a distanza di otto settimane il panorama è cambiato e la sottovariante, in piena espansione in Europa e in Asia, sembra determinata a prevalere sulla “sorella” BA.1.1.
La BA.2 è ormai riconosciuta in 57 Paesi, ed è dominante in India e lo è sicuramente in Danimarca, dove è responsabile ormai dell’82% dei casi di covid; inoltre sta velocemente aumentando nel Regno Unito (9% dei casi) e negli USA (8%). Ma attenzione a leggere bene le statistiche: USA e Regno Unito sono anche i paesi dove il monitoraggio è più accurato e quindi lì, ogni cambiamento è riconosciuto in tempo reale mentre, dove il monitoraggio è meno accurato (questione di potenza economica nella ricerca per la salute) come in Italia, l’avanzamento di una nuova variante è registrato in una fase successiva.
In Danimarca, nonostante la grande diffusione dell’ultima variante, i ricoveri ospedalieri e numero di pazienti in terapia intensiva diminuiscono. Il Paese ha circa l’82% di vaccinati e ha di fatto abbandonato quasi tutte le misure anti-covid; va anche detto che ha una popolazione media più giovane che l’ Italia.
Rimane il fatto che anche il Giappone, che ha una popolazione altrettanto anziana come l’Italia, non ha mai registrato i picchi di mortalità da noi registrati.
Forse è lecito pensare che conta anche il funzionamento della sanità pubblica e la serietà dei cittadini nel rispettare le regole.
