“Cosa aspettano le scimmie a diventare uomini”
Un poliziesco con pagine di grande letteratura e di implacabile severità verso situazioni reali.
Questo romanzo è anche un omaggio alle donne algerine .
Molto interessante è anche la figura maschile che l’autore descrive all’inizio del romanzo.
Quando in Algeria vennero assassinati i più grandi filosofi e scrittori, il mondo lo ignorò, fece finta di nulla.
Un libro di Yasmina Khadra che vuole riflettere sul terrorismo avanzante e dice: “Vi avevo avvertiti e mi davate dell’uomo di regime”.
Yasmina Khadra, ha combattuto per la salvezza dell’Algeria, contro i terroristi islamici, durante la guerra civile iniziata nel 1991.
Yasmina Khadra, i cui libri sono tradotti in tutto il mondo, ora abita a Parigi, ma continua a guardare all’altra riva del Mediterraneo.
L’Algeria è il suo Paese natale da lui definito: magnifico, con una popolazione gentile e accogliente, oggi devastato dalla febbre del fondamentalismo.
Nel libro si sentono tutta una serie di sfumature che vanno dalla collera per la situazione attuale alla speranza che nasce dall’amore per un Paese che, potenzialmente, avrebbe tutto per emanciparsi [E DA QUI PARTONO LE AFFINTA’ CHE NOI ABBIAMO TROVATO CON LA NOSTRA BELLA ITALIA].
Il romanzo “Cosa aspettano le scimmie a diventare uomini”, è un poliziesco con pagine di grande letteratura e di implacabile severità contro i mali dell’Algeria e del mondo arabo.
Il romanzo è anche un omaggio alle donne algerine; nel libro una coraggiosa commissaria indaga sulla morte di una studentessa ritrovata nuda nella foresta vicino ad Algeri.
Molto interessante è anche la figura maschile che l’autore descrive all’inizio del romanzo.
L’uomo è un “rboba”; un personaggio anonimo, senza alcuna carica, ma potentissimo e intoccabile. Uno dei tanti “signori” di Algeri la cui influenza raggiunge e condiziona tutto; perfetto rappresentante di coloro che hanno impedito e impediscono all’Algeria di realizzare le sue aspirazioni.
E’ per colpa di uomini come i “rboba” che le scimmie non diventano mai uomini.
Finito il colonialismo, anni Sessanta, l’Algeria ebbe un momento di crescita culturale, si volle dimostrare quanto la nazione fosse capace di essere degna della libertà conquistata con tanto sangue.
Purtroppo, a partire dagli anni Settanta, il lavoro scarseggiò, ma il popolo fu zittito con l’assistenzialismo che servì a comprare il silenzio di una nazione.
Nessun controllo sulle concessioni di fondi, elargite a piene mani per comprare il silenzio.
Il petrolio è la causa dei problemi algerini: troppi hanno interessi allo status quo (che tutto rimanga come è, che non ci sia progresso).
Yasmina Khadra dice: “i nemici li abbiamo in casa, non sono gli stranieri, sono i dirigenti che frenano l’Algeria per conservare il loro potere”. [Quante affinità possiamo trovare con l’Italia ? Noi non abbiamo il petrolio, ma abbiamo il turismo, i cervelli (che vanno all’estero), la genialità che crea i prodotti di lusso a cui tutto il mondo è interessato…]
Continuando sul tema, Yasmina Khadra parla dei problemi del maschio arabo [ma solo arabo ? o anche italiano…mediterraneo…]; invece di valutarsi per la capacità creativa e la sua saggezza, si limita ad autovalutarsi solo in relazione alla sua virilità [ed anche in casa nostra non mancano i “buoni” esempi !].
— Questo lo distrae dall’impegnare le sue forze per aprirsi al mondo, recepire e prevedere il meglio dei nuovi sviluppi economici, linguistici e tecnologici mondiali per migliorare il Paese.
Secondo Yasmina Khadra, l’Algeria è un Paese fallocratico che non è riuscito a dimostrare di essere veramente virile di fronte ad una virilità, spinta ai limiti della fanatica follia del terrorismo, che ha buon gioco nell’imporre un’apparente semplice soluzione (comunque ben comprensibile anche ad un quasi analfabeta): vieni con me e tutto si risolve. Se muori vai in paradiso e noi pensiamo alla tua famiglia; se vivi farai parte di un mondo nuovo dove non dovrai più soffrire la miseria delle periferie, la colonizzazione, la schiavitù, l’emarginazione, la ghettizzazione… insieme alla tua famiglia, ma avrai una vita dignitosa dove la religione ti garantirà una vita da protagonista.
Che poi queste parole siano solo promesse, questo non sfiora il cervello dell’uomo scimmia [ma quanti uomini scimmia abbiamo anche noi in casa Italia ?].
La religione salafita dei fondamentalisti, secondo Yasmina Khadra, ha contaminato tutte le istituzioni algerine, si tratta di un salafismo “predatore”, carrierista che cresce coabitando con il potere.
Quando nel 2001 Yasmina Khadra, faceva presente che non erano i militari ad uccidere in Algeria, come diceva la tesi accreditata in tutto l’Occidente, ma i terroristi islamici, fu accusato di essere un uomo del regime.
Quello che l’autore scrisse, allora, nel libro “Cosa sognano i lupi” (Feltrinelli, 2001), era un avviso a tutto il mondo di come stavano andando le cose e di come sarebbero poi peggiorate. Quando in Algeria vennero assassinati i più grandi filosofi e scrittori, il mondo lo ignorò, fece finta di nulla, lo si considerò un problema locale.
Yasmina Khadra non vede religione nel terrorismo e fa il paragone con la mafia italiana che frequenta chiese e processioni. Non è fede, non è religione, è solo criminalità.
Una criminalità che cresce dove impera la corruzione, dove regna l’ignoranza, dove la scuola non funziona bene, dove non c’è lavoro e la gente è disperata; tanto da credere alla soluzione più semplice (e a loro comprensibile) che le venga prospettata.
“Cosa aspettano le scimmie a diventare uomini” di Yasmina Khadra, editore Sellerio, € 16.
