Riceviamo dall’Istituto Nazionale Malattie Infettive “Lazzaro Spallanzani”
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Ultimi aggiornamenti di rilievo:
Uno studio sull’utilizzo delle mascherine condotto dalle Università di Yale e Stanford su oltre 340.000 adulti di 600 villaggi rurali del Bangladesh ha fornito risultati inequivocabili: nei villaggi in cui è stata effettuata una campagna a favore dell’utilizzo delle mascherine il loro utilizzo è aumentato di quasi il 30%, ed è stata riportata una riduzione dell’11,9 per cento dei sintomi di Covid-19 e del 9,3 per cento della sieroprevalenza rispetto ai villaggi nei quali l’utilizzo delle mascherine non era stato promosso (pag. 21)
Segnali di inversione di tendenza della situazione epidemiologica italiana nel bollettino settimanale della cabina di regia Ministero della Salute – ISS. Nella settimana 23-29 agosto l’incidenza è scesa da 77 a 74 casi per 100.000 abitanti, e l’indice di riproduzione Rt è diminuito da 1,01 a 0,97. Va verso la stabilizzazione, pur con alcune situazioni complesse come quelle della Sicilia, anche la pressione sulle strutture assistenziali: il tasso di occupazione dei letti in area medica è aumentato dal 7,1% al 7,3%, quello delle terapie intensive dal 5,4% al 5,7% (pagg. 74-75)
Secondo gli ultimi rilevamenti dell’Istituto Superiore di Sanità, il completamento del ciclo di vaccinazione garantisce una protezione del 78,1% contro la diagnosi di positività, del 93,9% contro l’ospedalizzazione, del 96% contro il ricovero in terapia intensiva, del 96,6% contro il decesso. Nella fascia di età superiore ai 60 anni per chi non è vaccinato vi è un rischio maggiore di quattro volte di contrarre l’infezione rispetto a chi ha completato il ciclo vaccinale, di nove volte di ospedalizzazione, di 19 volte di entrare in terapia intensiva, e di 15 volte di decesso (pag. 46)
Una ricerca dell’Università dell’Illinois ha dimostrato come tra i vaccinati sia la durata della fase infettiva che dei sintomi siano significativamente inferiori rispetto ai non vaccinati. I ricercatori hanno inoltre osservato che nei vaccinati il virus è quasi sempre presente soltanto nel tratto respiratorio superiore, e talvolta è rilevabile soltanto nei campioni salivari (pag. 49)
In Gran Bretagna, tra le persone che utilizzavano una app per la segnalazione dei sintomi Covid e che avevano ricevuto la prima dose (1,2 milioni) o la seconda dose (970.000), la vaccinazione è risultata associata ad un minor tasso di ospedalizzazione, un numero inferiore di sintomi ed una loro minore durata, ed una maggiore frequenza di infezioni completamente asintomatiche soprattutto tra gli over 60 (pag. 49)
La Pfizer ha avviato un trial di fase 2-3 di un inibitore della proteasi denominato PF-07321332. Questa classe di farmaci non interagisce direttamente con le proteine del virus, ma blocca gli enzimi (la proteasi appunto) di cui il virus ha bisogno per replicarsi. Il trial si rivolge a pazienti con Covid-19 lieve e non a rischio di progressione verso forme severe, e si aggiunge ad un altro trial dello stesso farmaco rivolto a pazienti non ospedalizzati a rischio di progressione verso forme gravi della malattia (pagg. 60-61)
Un nuovo promettente approccio terapeutico nei confronti del Covid-19 viene dalle Università di St. Louis e di Seattle, che utilizzando calcolatori ultrapotenti, hanno disegnato delle “mini-proteine” in grado di aderire perfettamente alla superficie dell’area RBD, neutralizzando in questo modo la sua capacità di legarsi con i recettori ACE2. I primi esperimenti in vivo su topi transgenici hanno dato ottimi risultati sia nel prevenire l’infezione, sia nel proteggere da una infezione in atto (pag. 68)
Uno studio coordinato dall’INSERM, l’istituto pubblico francese di ricerca medica e biomedica, ha evidenziato che nelle persone che hanno avuto forme critiche o fatali di Covid-19 sono presenti in maggior quantità auto-anticorpi, pre-esistenti all’infezione, che neutralizzano l’interferone di tipo alfa e beta, che costituisce la prima linea di difesa innata che l’organismo attiva quando viene individuata la presenza di RNA virale (pag. 32)
Una ricerca coordinata dall’Istituto Superiore di Sanità evidenzia il ruolo chiave svolto dall’interferone e dalle cellule che lo producono (pDC, cellule dendritiche plasmacitoidi, pCD) nelle fasi iniziali della malattia Covid-19, osservando una correlazione tra la maggiore o minore presenza di queste cellule e la maggiore o minore gravità della malattia (pag. 32)
Il vaccino a proteine ricombinanti V-01 prodotto dalla biotech cinese Livzon Mabpharm entra in fase 3 di sperimentazione clinica (pag. 36)
Il vaccino a RNA messaggero della Biotech Canadese Providence Therapeutics entra in fase 2 di sperimentazione clinica (pag. 37)
Istituto Nazionale Malattie Infettive “Lazzaro Spallanzani” – I.R.C.C.S.
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